Wander Allen

L'opinione che non ha la presunzione di essere giusta

Home » Nine Days – Ode alle piccole cose

Nine Days – Ode alle piccole cose

Condividi

La copertina di Nine Days mi ha folgorato in un momento di zapping. Ma andiamo con ordine.

Paragrafo inutile in cui parlo dei fatti miei

I cataloghi delle piattaforme offrono un numero ampio di titoli e spesso mi trovo nella situazione di non sapere cosa guardare. Per la lettura la soluzione è semplice: esco da casa, vado dal mio libraio di fiducia e senza pretese iniziamo a chiacchierare. Come due corde che si allineano entriamo in sintonia e magicamente comprende lo stato d’animo e i desideri che in quel momento mi frullano in testa fino a estrarre dal cilindro il libro adatto: così ho scoperto Nick Hornby ma questa è un’altra bella storia.

Sfruttare la stessa metodologia per cinema e serie televisive è impossibile perché le videoteche non esistono più. Il mio approccio pertanto diventa simile alla lista della spesa: JustWatch e telecomando alla mano scorro i servizi disponibili finché un titolo attrae la mia attenzione. I criteri sono diversi: titolo, regista, trailer o cast. Nel caso di Nine Days galeotta fu la copertina: semplice ma allo stesso tempo ricca di idee metafisiche e colori drammatici. In altre parole un’immagine che avrei volentieri incorniciato e appeso in casa.

Nine Days in poche righe

Will (Winston Duke) è un uomo solitario che vive in una strana landa desolata senza punti di riferimento se non la casa in cui abita. Silenziosamente trascorre il tempo ad appuntare e catalogare il comportamento degli esseri umani osservato attraverso una serie di vecchi televisori a tubo catodico.

Nine Days - Winston Duke interpreta Will
Winston Duke interpreta Will

La sua routine è ordinaria finché uno degli schermi interrompe le trasmissioni e Will svela la propria natura di selezionatore. Presto, cinque candidati bussano alla sua porta per essere giudicati. Se risulteranno idonei avranno accesso alla vita, altrimenti saranno destinati all’oblio. L’intero processo dura al massimo nove giorni.

Edson Oda

Per capire la profondità della trama è utile conoscere alcuni cenni della vita dello scrittore e regista dietro alla macchina da presa. Edson Oda, di origini brasiliano-giapponesi, cresce nel mondo pubblicitario finché nel 2017 il Sundance Institute decide di finanziare con dieci milioni di dollari un progetto basato su un episodio di vita personale: il suicidio dello zio quando Oda era poco più che dodicenne. Nota a margine, nel 2020 Nine Days viene presentato al Sundance Film Festival vincendo il Waldo Salt Screenwriting Award.

Cinque personaggi in cerca di un’opportunità

Il cast è limitato. Oltre a Will compaiono l’amico solare e positivo Kyo (Benedict Wong) e i cinque candidati: Mike (David Rysdahl) insicuro e sommerso dai sensi di colpa, Maria (Arianna Ortiz) compiacente e alla costante ricerca d’amore, Emma (Zezie Beetz) fascinosa e intelligente, Kane (Bill Skarsgård) pragmatico e violento, e Alexander (Tony Hale) apatico e materialista.

Nati da poche ore ma apparentemente adolescenti o addirittura adulti essi hanno l’opportunità di essere scelti per riempire lo schermo vuoto. Per nove giorni Will lavorerà con loro ponendo domande e chiedendo di annotare cosa li colpisce nelle vite delle persone che vedono nei televisori, anime che hanno superato selezioni precedenti. 

Nine Days - Will e Kane (Bill Skarsgård) in una scena del film
Will e Kane (Bill Skarsgård) in una scena del film

Tra tutti, Emma è la scintilla che confonde la metodologia di Will perché dimostra un’apertura mentale e una curiosità verso le emozioni e le straordinarie opportunità offerte dalla vita e spesso nascoste nei piccoli, invisibili dettagli quotidiani. Il suo taccuino si riempie di note su azioni semplici come mettersi il rossetto, bere caffè, tuffarsi in piscina, accarezzare una spiga di grano o mordere una pesca.

Attraverso un espediente narrativo Oda scopre una parte del passato di Will, unico protagonista ad aver realmente vissuto e sofferto condizioni di sensibilità e isolamento che lo hanno portato a diventare invisibile per il mondo e particolarmente duro coi candidati sistematicamente esclusi quando considerati troppo fragili.

Emma irrompe e distrugge questo pensiero ribadendo come rinnegare la vita contribuisce solamente ad avvelenare la bellezza e le caratteristiche implicite che rendono umano uno spirito. La giovane comprende il dolore e la solitudine rinnegati dall’esaminatore esortandolo attraverso un ultimo desiderio a liberarsi dalle vesti polverose e claustrofobiche nelle quali si è rintanato per aprirsi agli spazi sconfinati e agli orizzonti luminosi gridando la propria gioia di vivere.

Kane: Che cavolo di mondo hai guardato?

Emma: Lo stesso che hai guardato tu.

Kane: Non credo, ogni singolo giorno qualcuno aggredisce qualcun altro. Ogni singolo giorno qualcuno uccide qualcun altro. Ogni singolo giorno qualcuno si toglie la vita.

Emma: Perché dai peso solo a questo?

Kane: E tu perché non gli dai peso?

Un dialogo significativo tra Kane ed Emma dal quale emerge l’acume della ragazza a non focalizzarsi solamente sugli aspetti negativi.

Nono giorno

Nine Days offre allo spettatore una scrittura silenziosa fatta di dettagli da cogliere sapientemente. Le scene si dilatano oltre lo schermo grazie alla capacità attoriale di reggere una sceneggiatura che ragiona sulla difficoltà dell’essere vivo e su come male e incomunicabilità soffochino sensibilità ed emozioni.

La colonna sonora realizzata dal brasiliano Antonio Pinto accompagna magnificamente le tematiche del film soprattutto nell’emozionante finale che fa risuonare un barbarico grido sopra i tetti del mondo.

Ogni atomo che appartiene alla vita appartiene all’uomo

Nine Days ricorda che gli attimi più semplici non sono mai scontati e devono essere vissuti come fossero folgori istantanee. L’uomo non deve cercare di collezionarli o riprodurli bensì viverli durante la loro improvvisa e irripetibile manifestazione.

Nine Days - Zezie Beetz interpreta Emma
Zezie Beetz interpreta Emma

I televisori del passato e l’assenza di moderne tecnologie forniscono un’interpretazione interessante del regista sul mondo spiegando come sia impossibile riprodurre emozioni e sensazioni e il continuo accanirsi nella ricerca di un’alternativa sintetica crea solamente rumore e soffoca il silenzio necessario ad apprezzare l’aspetto fantastico del reale.


Prima di salutarvi, vi ricordo di seguirmi anche su Instagram e di iscrivervi gratuitamente al gruppo Telegram per restare sempre aggiornati sulle ultime novità!


Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto
error: Content is protected !!