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Perfect Days – Respirare vita e condividere bellezza

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Perfect Days è un film di Wim Wenders. Solo questo basterebbe a motivarne la visione. Forse tuttavia il mio commento è di parte in quanto debitore nei confronti del regista per avermi fatto scoprire l’opera di Salgado attraverso il documentario Il sale della Terra.

La fotografia ha un ruolo importante anche stavolta perché il regista tedesco ragiona sulla ricerca di luce tra ombre che si sovrappongono. Di attimi irripetibili all’interno del quotidiano. Come al solito, andiamo con ordine.

La (non) trama di Perfect Days

Hirayama (Kōji Yakusho) è un uomo di mezza età che si guadagna da vivere pulendo i bagni pubblici di Tokyo. 

Inizialmente l’idea viene commissionata in forma pubblicitaria e nessuno avrebbe mai pensato di renderla un prodotto da grande schermo. Wim Wenders invece coglie la palla al balzo sparpagliando le carte e aggiungendo all’oggettività di un lavoro routinario, preciso e meticoloso la prospettiva intima del protagonista che all’interno di un simile contesto trova realizzazione personale, felicità e bellezza

La scelta del 4:3

La direzione contemporanea dei prodotti televisivi è lo schermo panoramico impostato sul formato 16:9 per aumentare il grado di coinvolgimento e mostrare scene ampie e potenzialmente infinite.

Wim Wenders invece inverte la rotta ricorrendo al 4:3 da un lato per concentrare l’attenzione in un punto preciso ma dall’altro per dare allo spettatore la libertà di interpretare l’immagine, inventando ciò che crede esistere oltre la siepe delle bande nere che limitano lo sguardo.

Il significato del minimalismo

Wim Wenders narra una storia che non presenta momenti chiave né un’evoluzione del personaggio. L’essenzialità dei dialoghi e il minimalismo di fondo trasportano lo spettatore nella dimensione riflessiva invitandolo ad entrare in sintonia col contesto invece di interpretarlo come una semplice sequenza temporale di fatti e colpi di scena.

Hirayama 

Wim Wenders scrive Hirayama come osservatore interno a un più ampio concetto di bellezza che necessita della sua partecipazione per raggiungere la completa realizzazione.

Il protagonista comprende di non essere il centro di tutto bensì un fattore che solo entrando in relazione col mondo circostante è in grado di percepirne l’elemento meraviglioso.

Perfect Days - Hirayama (Kōji Yakusho) e Niko (Arisa Nakano)
Hirayama (Kōji Yakusho) e la nipote Niko (Arisa Nakano) in una scena iconica del film

Il lavoro da routine si trasforma in azione concreta per costruire il proprio pezzo del puzzle: impegno e dedizione sono lo strumento, al pari degli arnesi che costruisce, per renderlo unico, personale e soggettivo. Il regista però non si ferma qui e allarga le possibilità ad altri gesti come lettura e fotografia.

Adesso è adesso

Un pomeriggio Hirayama spiega alla nipote Niko (Arisa Nakano) che le persone appartengono a dimensioni differenti ma entrando in contatto condensano le proprie unicità formando istanti irripetibili come quello che stanno vivendo in quel momento. Wenders sottolinea quanto l’aspetto routinario della vita del protagonista sia solo apparenza perché all’interno delle giornate che si susseguono una dopo l’altra egli coglie e compone elementi di bellezza unici.

La prossima volta è la prossima volta. Adesso è adesso

Hirayama

Il ruolo della fotografia

Perfect Days richiama costantemente l’elemento analogico non solo in libri (rigorosamente usati) e audiocassette ma soprattutto nella fotografia. Ciò sottolinea la condizione umana di essere un momento nel tempo, un’istantanea destinata a sbiadire che non potrà mai ambire all’eternità.

Perfect Days - Macchina fotografica
Hirayama scatta e cataloga dettagli meravigliosi attraverso una Olympus a rullino

Hirayama comprende la situazione e attraverso scatti a rullino contribuisce ad arricchire il concetto di bellezza immortalando dettagli intimamente stupefacenti come i giochi di luce che filtra dagli alberi o il saluto di un bambino riconoscente.


Cosa non mostra Perfect Days

Wenders svela un pezzo della vita di Hirayama attraverso un breve dialogo con la sorella che apre la strada a nuove interpretazioni e permette allo spettatore di identificarsi col protagonista fino a quel momento troppo estraneo alla dimensione comune.

Hirayama invece dimostra di avere problemi, ferite e conflitti che gli impediscono di tornare in sintonia con la propria famiglia, soprattutto col padre. La bellezza si trasfigura nuovamente diventando terapia per guarire dalla meschina miseria dell’animo umano.

Silenzi e musica

I dialoghi hanno la funzione esclusiva di collegare quanto basta i personaggi. Le parole da ascoltare diventano perciò quelle delle audiocassette riprodotte durante le giornate di lavoro. La bellezza del mondo non viene alterata dalle melodie di Lou Reed, Otis Redding, Van Morrison e Patti Smith che al contrario sostengono l’idea di non gettare tra i rifiuti l’elemento sorprendente ma curarlo e partecipare al gioco come fosse un piccolo tris nascosto in un bagno pubblico. Quanta bellezza in quel semplice grazie.

Perfect Days - Il gioco del tris
Un dettaglio di semplicità e bellezza nella quotidianità di Hirayama

Ghost track

Perfect Days è un film strutturalmente minimale eppure concettualmente profondo e complesso che invita lo spettatore a cercare la propria connessione con ciò che lo circonda senza la presunzione di esserne la chiave di volta.

Wenders scoraggia la ricerca di altri mondi o di qualcuno con cui condividere l’esistenza per paura della solitudine. Al contrario esorta a diventare parte attiva, consapevole e responsabile nella realizzazione di una ricchezza collettiva attraverso piccole, preziose, azioni quotidiane che nella loro concreta semplicità donano ossigeno alla vita e condividono bellezza.


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