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L’uomo venuto dall’impossibile

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L’uomo venuto dall’impossibile non l’ho scelto. È successo. punto. Ma andiamo con ordine.

Una sera come poche altre l’agenda appariva stranamente vuota. Nessun impegno, niente orari da rispettare (non che sia mai riuscito nell’impresa). In casa silenzio, libri, fumetti, videogiochi, televisore. Vince l’ultimo.

Cerco su JustWatch un film. Non importa la durata, stasera il tempo è a mio favore. L’uomo venuto dall’impossibile, 1979 diretto da Nicholas Meyer. Lo stesso di Star Trek II – L’era di Khan (1982). La locandina mi attira, la sinossi di più: Jack lo squartatore (David Warner) fugge dalla polizia rubando la macchina del tempo appena inventata dall’amico H.G. Wells (Malcolm McDowell). Quest’ultimo lo insegue per consegnarlo alla giustizia e recuperare la sua creazione. Non serve altro. Play!

L'uomo venuto dall'impossibile - locandina
Una delle locandine promozionali del film

H.G. Wells

Parlando di fantascienza è comune trattare l’argomento del viaggio temporale e di conseguenza estrarre dal cilindro la famigerata macchina, invenzione che rese celebre il romanziere londinese Herbert George Wells nel 1984 (1902 in Italia). Ciò che spesso viene tralasciato è il vero motivo che lo spinse a costruirla ovvero ipotizzare versioni alternative del passato analogamente a idee sugli assetti politico/culturali del futuro come l’avvento del socialismo, le Guerre Mondiali e l’emancipazione femminile.

L'uomo venuto dall'impossibile_Malcolm McDowell interpreta Wells in una scena del film
Malcolm McDowell interpreta H.G. Wells in una scena del film

Jack lo squartatore

L’uomo venuto dall’impossibile potrebbe a prima vista sembrare un classico film di guardie e ladri ma prestando la dovuta attenzione si leggono interessanti riflessioni tra le righe.

Jack lo squartatore è un personaggio controverso che al pari di Dorian Gray e Mr. Hyde diventa portavoce della duplice essenza dell’animo umano: oscura e repressa da un lato, in linea ai canoni sociali dell’epoca dall’altro.

Meyer sfrutta e traspone l’espediente narrativo per analizzare il periodo degli anni Sessanta. Una comunità apparentemente libera e uguale che alla luce del sole predica pace, amore e uguaglianza ma nel profondo cela il mostro capace di scatenare il conflitto in Vietnam e l’assassinio di Kennedy. L’anno e il luogo nei quali Jack fugge non sono casuali: La California era infatti il terreno di caccia del famigerato killer dello Zodiaco.

Nicholas Meyer

Il regista newyorkese imbastisce una pellicola in grado di intrattenere lo spettatore che non risente dell’anno di produzione. L’azione è sostenuta dalle riflessioni di personaggi ben caratterizzati all’interno di una scrittura costantemente sul filo tra reale e plausibile dalla quale emerge la volontà di sfruttare la macchina di Wells per migliorare il tempo presente anche di fronte alla disillusione della ciclicità della storia (forse il motivo per cui lo scienziato inizialmente è riluttante dall’utilizzarla) e all’onnipresenza del male in ogni epoca.

Col progresso le cose sono diventate di certo più efficienti ma in realtà non è cambiato nulla. […] Uccidiamo con molta più tecnica, certo, ma uccidiamo ancora.

H.G. Wells

Back in the future

L’uomo venuto dall’impossibile non è il primo adattamento cinematografico al romanzo di Wells. Nel 1960 George Pal diresse L’uomo che visse nel futuro. La differenza tra i due sta nel punto di vista disincantato del regista che attraverso il protagonista prova sentimenti malinconici davanti a una visione del futuro così diversa da come l’aveva immaginata.

Anziché un’epoca all’avanguardia nella tecnica, dotata di cure per ogni malattia e benessere a perdita d’occhio Wells incontra una società che esalta e spettacolarizza la violenza. Jack lo squartatore nutre la propria libido sfrenata senza difficoltà perché il tessuto sociale è talmente assuefatto dai fatti di cronaca da disinteressarsene.

Nella parabola complessiva Amy (Mary Steenburgen), ovvero il componente esile, semplice e romantico rappresentante gli affetti e la famiglia da proteggere e preservare, diventa l’unico appiglio di speranza per il buon dottore oltre a una piacevole rivelazione per i fan del futuristico Emmett Brown.


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